Decorazione in rilievo sulla superficie del pezzo ottenuta durante la lavorazione, quando il vetro è ancora caldo. Il procedimento consiste nell’apportare dell’altro vetro, alla temperatura di lavoro, sulla superficie del pezzo. L’applicazione a caldo è da ritenersi di qualità superiore rispetto agli altri metodi di fissaggio, in quanto due elementi vitrei uniti a caldo diventano un unico pezzo di vetro, senza soluzione di continuità.
Tipologia di lampada da parete molto diffusa fin dal XVI secolo come elemento decorativo, e per questo realizzata enfatizzando l’attezione per i dettagli. Generalmente le applique vengono realizzate in coppia; le numerose varianti comprendono versioni a una o più luci, rivolte verso l’alto o verso il basso. Le applique possono anche essere montate su placche ornate da specchi.
L’avventurina è una pasta vitrea di particolare pregio, si ottiene grazie all’aggiunta di ossido di rame al bolo vitreo, che precipita nel vetro in forma cristallina. Si creano così delle finissime pagliuzze di rame, che conferiscono a questo vetro la sua caratteristica brillantezza.
Il termine sta a indicare una particolare lavorazione con la quale si conferisce alla superficie del vetro la tipica trama a rombi. Tale trama si ottiene inserendo il bolo vitreo, attaccato alla canna da soffio, all’interno di uno stampo rudimentale, detto bronzin. Al momento del soffio, le nervature impresse dallo stampo si allargano, a formare il disegno a rete. È importante ricordare che lo stampo imprime la decorazione ma non la forma, che viene realizzata rigorosamente a mano libera.
Piccolo elemento in vetro soffiato utilizzato nei lampadari in vetro di Murano. Le bossole misurano pochi centimetri, sia in lunghezza che in diametro, e vengono infilate l’una dietro l’altra lungo tubi metallici curvilinei, al fine di allestire le strutture dei lampadari in stile Ca’ Rezzonico.
Nel gergo delle fornaci del vetro di Murano viene definita cesta (o gabbia) la parte centrale del lampadario Ca’ Rezzonico, ossia la parte delimitata dalle aste e dai fondini superiore e inferiore. All’interno della cesta viene spesso alloggiato un giardino ornamentale centrale.
Nei lampadari in vetro di Murano, il giardino superiore o cimiero è il piano decorativo situato sulla parte alta del lampadario. Questo elemento decorativo, che dona ulteriore fasto e completa la composizione, viene utilizzato fin dal Settecento. Nel caso sia necessario raggiungere altezze elevate, è possibile inserire anche più di un cimiero.
Il colore in fogo è ottenuto durante il processo di fondita, miscelando i pigmenti minerali colorati direttamente alla matrice vitrea. L’artigiano, dunque, lavora direttamente con vetro colorato. Il vetro colorato in fogo rappresenta la miglior qualità di vetro realizzabile in una fornace artistica: la lavorazione in fogo garantisce infinita durabilità al colore, che rimane stabile, inalterabile, particolarmente vivo, omogeneo e intenso.
La cornucopia è una bossola speciale utilizzata nei lampadari Ca’ Rezzonico, ha dimensioni più grandi rispetto alle bossole normali ed è spesso un elemento molto ricco ed elaborato. Utilizzata fin dal Settecento, la cornupia enfatizza il movimento e completa la composizione; se inserita nei bracci serve anche per fissare il pendente mediante un ricciolo in vetro.
Viene definita corona del lampadario in vetro di Murano l’elemento sommitale, innestato a chiusura e coronamento della mazza centrale. La corona può essere aperta o chiusa, a seconda che il lampadario sia fissato direttamente a soffitto o agganciato con catena metallica e rosone.
Nei lampadari in vetro di Murano il finale e’ l’elemento di chiusura inferiore. Questo elemento, avvitato a un perno centrale, permette di bloccare il fondino vitreo, dentro il quale viene alloggiato l’impianto elettrico. L’elemento finale puo’ essere realizzato in svariati modi, ma è sempre caratterizzato da un’estremità sagomata a collo di bottiglia, per consentirne l’inserimento nel fondino.
La foglia oro è una sottilissima lamina d’oro puro a 24 carati, che viene applicata al vetro quando si trova ancora allo stato viscoso, nella fase iniziale di lavorazione. L’oro, sciolto sulla superficie incandescente del vetro, può essere poi ricoperto da un ulteriore strato vitreo trasparente. Quando il vetro viene soffiato, la foglia d’oro si frantuma in un suggestivo effetto di pulviscolo aureo. Dal XIX secolo si è cominciato a utilizzare anche la foglia argentea, la quale deve essere necessariamente ricoperta da uno strato di vetro, per evitare ossidazioni e imbrunimenti.
Il fondino è un elemento in vetro soffiato presente in tutti i lampadari in vetro di Murano. È sagomato a forma di conca e ha il compito di chiudere la parte centrale del lampadario. Nel fondino vengono innestati tutti i bracci portalampada e gli elementi decorativi.
Nei lampadari veneziani viene definito giardino o palco ogni livello nel quale vengono inseriti elementi decorativi che creano affascinanti e ricchissime composizioni. Generalmente si distingue tra giardini laterali, quando posizionati sulle aste, giardini centrali quando posizionati all’interno della cesta, giardini inferiori o cimieri se innestati sull’asse centrale del lampadario.
Tecnica che consiste nella sovrapposizione di due strati di vetro di colori diversi. Questa tecnica è spesso impiegata nei lampadari Murano, incamiciando vetro colorato con vetro trasparente, e consente di ottenere superfici particolarmente lucide e di preservare da alterazioni cromatiche lo strato interno di vetro. L’incamiciatura è possibile anche con altri colori, ad esempio incamiciando vetro bianco con vetro colorato, per creare particolari effetti cromatici.
Il termine, che significa macchie, indica una particolare lavorazione che permette di colorare la superficie del vetro. La coloritura si ottiene facendo rotolare il vetro trasparente su uno strato di graniglia di vetro colorato, il quale, sciogliendosi, aderisce alla superficie. Questa lavorazione è molto utilizzata nella produzione di lampadari in vetro di Murano; un vetro a macie si riconosce osservandone la superficie, dove è possibile notare una distribuzione del colore a macchie minute.
Con questo termine si indicano le applicazioni a caldo che orlano il perimetro dei vari elementi che compongono i lampadari in vetro soffiato. Tali applicazioni sono generalmente realizzate in un colore diverso rispetto al corpo del lampadario, possono essere spinzate o lavorate con specifici strumenti al fine di rendere più elaborata la composizione finale.
Tecnica molto antica, risalente all’epoca romana, è stata ripresa e rinnovata durante il Novecento da importanti artisti del vetro di Murano; è una tecnica molto usata nella produzione di oggettistica. La tecnica consiste nella preparazione di canne in vetro multicolore con un disegno prestabilito al loro interno, successivamente tagliate in piccoli dischetti. I dischetti vengono in seguito posti su una piastra metallica: una volta riscaldati, vengono fatti aderire alla massa vitrea attaccata alla canna da soffio e lavorati per ottenere l’oggetto desiderato.
Nei lampadari in vetro di Murano, si definisce piramide o guglia l’elemento sagomato a forma di pinnacolo. L’elemento deriva dall’architettura gotica veneziana ed ha uno scopo prettamente ornamentale. Viene spesso inserito come elemento centrale nei giardini decorativi, dona particolare fasto, slancio e leggerezza alla composizione del lampadario.
La tecnica permette di ottenere un vetro nel quale sono imprigionate innumerevoli bolle d’aria di grandezze diverse, dette appunto puleghe in veneziano. Per ottenerla si immettono nel crogiolo sostanze quali la soda, che producono un ribollimento del vetro in fusione, e di conseguenza bollicine d’aria. La tecnica è stata ideata negli anni Venti da Napoleone Martinuzzi per Venini.
La reciea è un piccolo elemento realizzato con un sottile filo di vetro fuso, sagomato a forma di voluta, e che viene applicato a caldo a diversi elementi del lampadario. La reciea consente di appendere i pendagli decorativi, può essere realizzata sui bracci, ma anche su bossole, cornucopie, pastorali.
Motivo decorativo molto usato nella produzione dei lampadari di Murano, caratterizzato da sottili nervature parallele a rilievo, ottenute mediante uso di uno stampo di bronzo, detto bronzin. Le nervature impresse alla massa vitrea, al momento del soffio si allargano, a formare la texture in oggetto. È importante ricordare che lo stampo imprime il motivo decorativo ma non la forma, che viene realizzata rigorosamente a mano libera.
Motivo decorativo usato nella produzione dei lampadari di Murano, che conferisce alla superficie del vetro l’inconfondibile lavorazione a spirale. La tecnica consiste nell’inserire il bolo vitreo, attaccato alla canna da soffio, all’interno di uno stampo di bronzo, detto bronzin. La trama impressa nella massa vitrea, al momento del soffio si allarga, a formare la texture in oggetto. È importante ricordare che lo stampo imprime il motivo decorativo ma non la forma, che viene realizzata rigorosamente a mano libera.
Nei lampadari in vetro di Murano viene definita tazza la coppa posta all’estremità di ciascun braccio, e che contiene la lampada. In origine la funzione della tazza era quella di raccogliere la cera sciolta delle candele e di riparare la fiamma da correnti d’aria. La tazza è poi rimasta e mantiene tuttoggi la funzione di filtrare e diffondere il fascio di luce. La tazza può avere svariate forme, le più diffuse sono la tazza trilobata, a campana e secolo.
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